– Qui allestiremo un mini-bar – proclamava entusiasta Tony Bino rivolgendosi ai due amici Scettico Uno e Scettico Due mentre con una mano indicava un mucchietto di pietre accatastate che richiamavano, con un po’ fantasia, la forma di un bancone da cocktail.
– Certo, ci sarà da lavorare un po’ su.. sulla “location”.. -. Farfugliò poi fuggevolmente nel tentativo di giustificarsi con Scettico Uno mentre, con indice e pollice, raddrizzava il naso di Scettico Due che andava stabilizzatosi sui 180° dopo aver compiuto due giri completi su sé stesso.
Il termine “Location”, furbescamente rubato al vocabolario anglosassone, è il modo con cui Bino riesce a colorare d’oro una catapecchia malferma e traballante nella quale neanche il più sconsiderato dei comuni del più sconsiderato dei paesi dello Stato più sconsiderato dell’URSS (Unione Repubbliche Sconsideratamente Sconsiderate) avrebbe concesso l’autorizzazione a farne un deposito di muffa, figuriamoci a darvi una festa. Eppure, attraverso sfavillanti, nonché fittizie terminologie come “Naif”, “Nature”, o, Diocenescampi, “Kitsch”, Bino costruiva nella sua testa, pietra su pietra, il sogno di una festa perfetta, con molta gente trendy seduta ai tavoli che si diverte, conversa amabilmente, sorseggia cocktail col mignolo sollevato e apprezza lo spirito naif della location, il suo raffinato gusto kitsch e l’accogliente sapore nature delle pareti ad imminente rischio di crollo.

D’un tratto un miagolìo straziante sopraggiunse da una siepe alle sue spalle. – Lilla! – Gridò Tony in preda al terrore congedandosi senza cerimonie dai due Scettici. – Lilla dove sei.. – Le parole gli si raggelarono in gola ed esplose in un singulto – Andate via! Via!! – intimò tremante scacciando due bestiacce che (forse ispirate da tutto quel kitsch) si affaccendavano in un raffinatissimo menàge a trois con Lilla, elegante gattina siamese, fresca di primo calore, inseparabile compagna di Bino. -E non fatevi più vedere!- sogghigna fiero ma, non appena si volta, è subito atterrito da una visione tremenda e incredibile. In fila per sei, col resto di due, quarantaquattro gattacci, rigorosamente maschi di ogni razza, ceto e nazione, marciavano compostamente come i cosacchi della corazzata Potëmkin, inarrestabili verso la meta: la dolce siamese Lilla che ancheggiava e ammiccava alla folta schiera di pretendenti sotto gli occhi increduli e terrorizzati del povero Bino.

Certo è che gli sarebbe venuto un infarto se non si fosse di colpo svegliato in un bagno di sudore ghiacciato, sul suo letto duro, nella sua misera casetta ma con Lilla raggomitolata al suo fianco che dormiva beatamente. Si asciugò il sudore col palmo di una mano e, poggiatosi su un fianco, si mise a contemplare la dolcezza di un felino che dorme su un foglio di carta spiegazzato.
Un foglio di carta? pensò scuotendo il capo Non ricordo di avercelo portato io. E lo estrasse lentamente da sotto la zampa facendo attenzione a non svegliare la piccola Lilla. Con grafia un po’ incerta, il foglio presentava una scritta bizzarra e inconcludente che Bino lesse a voce alta :

PONTE, CAVALLO E..

– E il Re? – fece lo sbaglio di domandarsi. – E il Re so’ io!- Gli rispose un gattone grigio entrando dalla finestra e scagliandosi verso Lilla. Con prontezza Bino lo strinse per la coda e, facendolo roteare per tre volte, lo scagliò come un giavellotto sull’abat-jour che andò in mille pezzi. -Bravo, mo ce n’ho altre sei! – Esclamò rialzandosi il felino. I due lottarono senza risparmio di colpi. Il gatto gli graffiò la faccia ricevendo di tutta risposta un calcione cieco ma ben assestato, al quale seguirono morsi incredibili e fortissimi cazzotti oltre che ingiurie da stadio e bestemmie atroci da far venire giù la Santa Sede vaticana. Fu nel bel mezzo dello scontro, mentre entrambi levitavano in aria in pose kung-fu degne della più riuscita regia Wachowski che il povero Bino si svegliò, ancora una volta di soprassalto, ancora una volta grondante sudore, ma questa volta aspettandosi di tutto. Guardò la sveglia. Le cinque del mattino. Si alzò per chiudere la finestra mentre fuori spuntavano timidi i raggi del primo sole accompagnati dal canto degli uccelli. Che nottata, pensò tra sé. Poi posò lo sguardo su Lilla che ancora dormiva, innocente, dolcissima. Cosa poteva saperne lei, che aveva dormito tutto il tempo. Anche Tony d’altro canto. Ma se lo sentiva, come un cavaliere con la sua principessa : stanotte l’aveva protetta e aveva giurato di continuare a farlo per sempre.

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