
Cammino di spalle
guardando al trascorso
con le gambe stanche
e il passo esperto.
Aspettando
la fine.
Vedo i giovani correre sul prato della vita,
come sfumature gialle di un tramonto
che un tempo sfolgorava alle mie luci.
Un ruga profonda
nasconde un bambino
che forte di ignoranza
respirava i profumi
nuovi.
Greve, dolce, la vita.
Vecchio, appellativo strano
che ancora non so
s’è lode o spasimo,
s’è bene o male.
Ma la mia ombra
è la stessa.
Io, anzi tempo
catapultato
nel meraviglioso gioco,
ancora non capisco,
prossimo a finire,
il suo regolamento.
Dapprima seme,
poi germoglio,
e fiore, straordinario
prodigioso fiore,
sono albero maestoso
dalle fronde stanche.
Ora, ch’è a due passi,
Empireo si fa vero
e profumato
di una fragranza
che sa di pace
meritata.
Saluto il mondo
ed esplodo
dal corpo mio
con la cura
di non fare
rumore.
Terra, dannazione! Terra!
Mi sconvolge lasciarti,
che mi sei stata madre,
sposa e sorella.
Mi sconvolge.
Allora sorridimi,
ora che i miei occhi
brillano e donano cristalli.
Accarezzami mentre
sorridendo
m’addormento.